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Cloud Sì o NO !

Da anni il termine cloud viene proposto come la soluzione universale per archiviare, condividere e proteggere i dati. Spot pubblicitari e campagne marketing lo dipingono come un servizio comodo, economico e sicuro. Tuttavia, chi da tempo si occupa di sicurezza informatica e di recupero dati sa bene che la realtà è meno rosea.

In questo articolo non ci limiteremo ad elencare i vantaggi del cloud, che sono noti a tutti, ma ci concentreremo soprattutto sugli aspetti negativi, quelli che raramente vengono messi in evidenza, ma che nella pratica quotidiana fanno davvero la differenza.


I vantaggi del Cloud (quelli che conosciamo tutti)

Non è corretto demonizzare uno strumento che, di fatto, ha rivoluzionato il modo di lavorare.

  • Accessibilità da ovunque: basta una connessione Internet.
  • Collaborazione in tempo reale: documenti condivisi e modificabili da più persone.
  • Scalabilità: lo spazio cresce insieme alle necessità.
  • Zero manutenzione diretta: ci pensa il provider.

Ma proprio perché questi aspetti sono sempre enfatizzati, è fondamentale spostare l’attenzione su ciò che quasi mai viene discusso.

Gli svantaggi del Cloud (quelli che pochi vogliono vedere)

1. Dipendenza totale dalla rete

Un guasto alla linea Internet, un blackout o una semplice zona con scarsa copertura possono bloccare completamente l’accesso ai dati. E chi lavora con scadenze serrate sa bene che anche poche ore di fermo possono trasformarsi in un danno economico.

2. Costi occulti e ricorrenti

Spesso il cloud appare economico all’inizio. Ma cosa accade quando le esigenze crescono davvero? Facciamo un esempio concreto:

  • NAS da 20 TB: circa 1.200–1.500 € di investimento iniziale (hardware + dischi).
  • Cloud da 20 TB: intorno ai 90–100 € al mese → in 5 anni sono 6.000 €, in 10 anni quasi 12.000 €.

È evidente che, sul lungo periodo, un’infrastruttura locale ben configurata non solo è più conveniente, ma garantisce anche un controllo totale sui propri dati.

3. Sicurezza e privacy in discussione

Chi ha avuto a che fare con indagini post-incidenti o recupero di dati compromessi sa che la parola “sicuro” nel cloud va presa con le pinze. La cronaca parla chiaro:

  • iCloud Leak (2014): furto di migliaia di foto private.
  • Dropbox (2012): 68 milioni di credenziali rubate.
  • Capital One (2019): 106 milioni di record sottratti per una configurazione errata.
  • Microsoft Exchange Online (2022): vulnerabilità che ha consentito l’accesso non autorizzato a dati sensibili di aziende europee.
  • MOVEit Transfer (2023): una falla in un servizio cloud di trasferimento file ha portato alla compromissione di oltre 60 milioni di utenti, con aziende e istituzioni governative coinvolte.

Nonostante i proclami di sicurezza “militare”, il dato di fatto è che i servizi cloud restano tra i bersagli preferiti dagli hacker: dove c’è concentrazione di informazioni, c’è sempre un incentivo per chi vuole sfruttarla.

4. Proprietà dei dati poco chiara

I contratti di servizio cloud spesso contengono clausole poco trasparenti. In alcuni casi i fornitori si riservano la possibilità di analizzare i contenuti caricati, magari “solo” per fini statistici o per migliorare i servizi di intelligenza artificiale. Il problema è che l’utente non ha mai il pieno controllo su come i propri dati vengano utilizzati.

5. Affidabilità del fornitore

La storia insegna che anche i colossi possono cambiare politica, sospendere servizi o chiuderli definitivamente. Pensiamo a Google+ o ad altre piattaforme minori: cosa accade se un domani il provider decide di non supportare più il piano in uso? Con un NAS o un hard disk locale, finché il dispositivo funziona, i dati restano accessibili senza vincoli esterni.

6. Velocità di backup e ripristino

Eseguire un backup massivo di diversi terabyte su cloud può richiedere giorni o settimane. Ma la vera criticità emerge quando bisogna recuperare tutto: scaricare 10–20 TB di dati, anche con connessioni veloci, è un’operazione che può paralizzare un’azienda per molto tempo. Con un sistema locale, il ripristino avviene a velocità nettamente superiori.

7. Conformità normativa

Per aziende e studi professionali il problema diventa anche legale. Non sempre è chiaro dove vengano fisicamente conservati i dati e se siano conformi al GDPR o ad altre normative di settore. Avere una copia locale, o almeno sapere con precisione dove risiedono i propri archivi, significa ridurre i rischi di sanzioni.


Confronto pratico: Cloud vs Backup Tradizionale
AspettoCloudBackup Locale (NAS/HDD)
Costo inizialeBassoMedio-alto
Costo a 5 anni (20 TB)~6.000 €~1.500 €
Costo a 10 anni (20 TB)~12.000 €~2.000 € (con eventuali aggiornamenti)
Velocità di accessoDipende da InternetAlta e costante
SicurezzaDipende dal providerGestibile direttamente
AffidabilitàLegata al fornitoreLegata all’hardware posseduto
PrivacyEsposta a terziCompletamente privata
Accessibilità remotaTotalePossibile, ma da configurare

Scenario 1: spazio necessario 4 TB

  • Cloud (4 TB): circa 20 € al mese → 240 € l’anno.
    • In 5 anni = 1.200 €
    • In 10 anni = 2.400 €
  • HDD esterno da 4 TB: circa 100–120 € una tantum.
  • NAS base + dischi 4 TB in RAID: circa 400–500 € (garantisce ridondanza e maggiore sicurezza).

➡️ Dopo 10 anni il cloud costa almeno 5 volte un NAS e oltre 20 volte un HDD esterno.

Scenario 2: spazio necessario 10 TB

  • Cloud (10 TB): circa 50 € al mese → 600 € l’anno.
    • In 5 anni = 3.000 €
    • In 10 anni = 6.000 €
  • HDD esterno da 10 TB: circa 250–300 € una tantum.
  • NAS con 10 TB in RAID: circa 700–900 €.

➡️ Dopo 10 anni, il cloud arriva a costare quasi 10 volte un NAS ben configurato.

Scenario 3: spazio necessario 20 TB

  • Cloud (20 TB): circa 90–100 € al mese → 1.100–1.200 € l’anno.
    • In 5 anni = 6.000 €
    • In 10 anni = 12.000 €
  • HDD esterno da 20 TB: circa 450–500 €.
  • NAS con 20 TB in RAID: circa 1.200–1.500 €.

➡️ Dopo 10 anni, il cloud costa quasi 10 volte di più rispetto a un NAS e addirittura oltre 20 volte di più rispetto a un HDD esterno.


Tabella riassuntiva dei costi (5 e 10 anni)
CapacitàCloud (€/5 anni)Cloud (€/10 anni)HDD Esterno (una tantum)NAS (una tantum)
4 TB~1.200 €~2.400 €~120 €~500 €
10 TB~3.000 €~6.000 €~300 €~900 €
20 TB~6.000 €~12.000 €~500 €~1.500 €
Interpretazione dei dati

Guardando ai numeri, la differenza è lampante:

  • Sul breve periodo (1 anno) il cloud può sembrare vantaggioso perché non richiede investimenti iniziali.
  • Sul medio-lungo periodo (5–10 anni), invece, il cloud diventa molto più costoso rispetto a un sistema locale.
  • Un NAS offre ridondanza, sicurezza e accesso veloce, con un investimento una tantum che resta competitivo nel tempo.
  • Gli HDD esterni sono la soluzione più economica, anche se non offrono la stessa affidabilità di un NAS.

Conclusioni: il vero pericolo è la fiducia cieca

Il cloud ha i suoi punti di forza, nessuno lo mette in dubbio. Ma chi lavora da anni nel campo della sicurezza e del recupero dati sa che affidarsi esclusivamente a una soluzione di questo tipo è un rischio che spesso si sottovaluta.

Il vero approccio vincente è quello ibrido: una copia locale sempre disponibile, veloce e sotto il proprio controllo, e una copia esterna (che può anche essere in cloud) come ulteriore livello di sicurezza.

La differenza la fa la consapevolezza: solo chi conosce bene i rischi può scegliere con lucidità la strategia di backup più adatta, senza farsi abbagliare daPer capire davvero l’impatto economico delle diverse scelte, conviene guardare ai numeri.
Spesso il cloud appare conveniente sul breve periodo, ma sul medio-lungo termine la prospettiva cambia radicalmente.


In base alle precedenti considerazioni e alla nostra esperienza, di seguito vi consigliamo alcuni NAS per tipologia di utilizzo:

Uso privato in casa

In ufficio

Videosorveglianza

2025-08-22T18:13:12+02:00 - RecuperaDati